Testimonianza Francesca ed Alberto

A settembre 2011 mio marito ed io ci siamo imbarcati su un aereo da Venezia per raggiungere finalmente Kemerovo (Siberia meridionale), con scalo intermedio a Mosca, per conoscere quella che sarebbe diventata nostra figlia, Angelica. Assieme a noi, viaggiava anche una coppia di Bergamo, Luigi ed Elisa, che ci avrebbe accompagnato per tutta questa avventura, condividendo sensazioni e stati d’animo.

Quel giorno ero emozionantissima ed al contempo preoccupata: emozionata perché, dopo cinque anni, avrei conosciuto mia figlia (nata il mio stesso giorno: 5 ottobre!!) e preoccupata per quello che avrei trovato: la bambina della foto sarebbe stata veramente lei? E quale sarebbe stata la sua vera storia personale? E la sua situazione medica? Come sarebbe stato l’orfanotrofio?

Una cosa era certa: nulla e nessuno mi avrebbe impedito di prendere quell’aereo!

Una volta giunti a Kemerovo, abbiamo avuto giusto il tempo di fare una doccia e la colazione e ci siamo recati subito al Ministero per avere le prime informazioni ufficiali su Angelica ed il permesso per accedere all’Istituto.

Siamo, quindi, partiti per la città di Prokopyevsk, distante circa 300 km da kemerovo. Durante tutto il tragitto cercavamo di immaginare come potesse essere l’orfanotrofio e le persone che si erano prese cura dei nostri bambini nel loro primo periodo di vita.

La realtà ci ha colpito positivamente, l’orfanotrofio era bello, con tantissimi giochi, colori, foto e personale professionalmente preparato: tutto questo merito della direttrice sig.ra Ludmilla, donna di polso ed intelligente in grado di gestire ed investire al meglio tutti i fondi ricevuti.

Una volta entrati nell’istituto, siamo stati accolti dalla Direttrice e da un’assistente sociale: ci sono state date tutte le informazioni e le notizie relative allo stato di salute ed alla vita pregressa di Angelica. Nostra figlia all’epoca aveva quasi tre anni ed era una bambina sana ed attiva con una diagnosi di “ritardo nello sviluppo della parola”.

Finalmente era arrivato il momento di vederla e mi è difficile, ora, trovare le parole per descrivere l’immensa gioia e la felicità provate nell’attimo in cui ha varcato la soglia e ci è venuta incontro: sono emozioni che Ti restano impresse per sempre!

Una volta conosciuta la bambina abbiamo avuto la possibilità di restare soli con lei qualche ora, parlando anche con la psicologa dell’orfanotrofio per capire come mai Angelica capiva perfettamente il russo, ma non diceva una parola!

Il medico ci disse che non sussistevano aspetti patologici particolari: tale situazione sarebbe migliorata e tutto si sarebbe risolto, grazie alle stimolazioni del nuovo ambiente familiare e a tutto il nostro amore; nonostante queste rassicurazioni, io ero molto preoccupata, considerato che il giorno dopo saremmo dovuti tornare all’orfanotrofio per confermare l’abbinamento.

L’ansia aumentava: le parole della psicologa erano vere? Angelica avrebbe recuperato la parola? Dopo una serie di telefonate in italia ad un mio amico medico ed una mia amica logopedista e dopo averne parlato anche con Elisa e Luigi, mio marito mi disse : “quello che facciamo è un atto di fede”.........e così e stato!

Il giorno successivo, siamo andati a trovare Angelica e confermare l’abbinamento; ci è stato concesso di visitare l’orfanotrofio e quindi vedere come realmente passavano le giornate i nostri bambini: una realtà fatta di sale giochi, piscina interna, sale per mangiare e camere per dormire (suddivise per fasce d’età).

Dover andar via sapendo di avere un figlio e lasciarlo per alcuni mesi è stato straziante ed ancor più vedere Nikolaj, il figlio di Elisa e Luigi, attaccarsi alla gamba della mamma.

Siamo usciti tutti visibilmente commossi.

Siamo ritornati in Italia e per effettuare il secondo viaggio (quindi andare in sentenza davanti al giudice, ciò che è avvenuto a fine dicembre 2011), abbiamo dovuto preparare una “montagna” di documenti: pensai di non farcela ma ...una brava mamma adottiva non molla, mi sono organizzata e via! Mi sembrava di essere una ”macchina da guerra”: a Padova (la città in cui abitiamo) ero diventata il terrore dei vari uffici e i funzionari mi conoscevano tutti; a parte un medico che si è dimostrato tutt’altro che comprensivo (per non dire peggio!), abbiamo trovato persone estremamente disponibili  ed il nostro primo ringraziamento va proprio a loro.

Consegnato il plico dei documenti, abbiamo dovuto aspettare che venisse fissata la data della sentenza. Sembrava  che i giorni non passassero mai: nostra figlia ci aspettava e noi non vedevamo l’ora di incontrarla.

Poi, finalmente la data: partenza il 22 dicembre sempre in compagnia dei “mitici” Elisa e Luigi, con tappa a Mosca per i controlli medici russi presso una clinica e quindi a kemerovo.

Arrivati a kemerovo siamo andati subito a Prokopviesk  a salutare i bambini : diverse ore di auto, ma questa volta in pieno inverno con un paesaggio completamente diverso.

Il giorno dopo siamo andati davanti al Giudice, una donna competente e preparata: abbiamo risposto a tutte le domande e siamo stati ufficialmente “investiti” del ruolo di genitori; ricordo che quel giorno c’erano -17° gradi e che mi sono presentata in gonna (come viene richiesto): il freddo non poteva certo essere un problema!

Abbiamo trascorso il Natale a Kemerovo festeggiando con Elisa e Luigi: ormai in città conoscevano tutti quei quattro italiani “casinisti” !

Il 26 dicembre siamo ritornati all’orfanotrofio per salutare i bambini e festeggiare Nikolaj che compiva 3 anni.

Ancora una volta abbiamo dovuto separarci da nostra figlia, questa volta però, il tempo che ci separava era solo quello del passaggio in giudicato della sentenza (30 giorni).

Così il 17 gennaio 2012, siamo partiti per kemerovo (terzo viaggio), con una “piccola”differenza: partivamo in due, ma tornavamo in tre!

Arrivati, il solito tempo di una doccia e via a prendere Angelica. Eravamo emozionantissimi ed agitati per le possibili reazioni che Angelica avrebbe potuto esternare una volta uscita dall’orfanotrofio.

Arrivati a Prokopyevsk abbiamo svolto le ultime formalità burocratiche, quindi abbiamo incontrato la nostra bambina: ci hanno detto di toglierle tutto (si... ve li consegnano nudi!) e di mettere quello che avevamo portato. Siamo saliti sul pulmino, lasciandoci alle spalle una parte della vita di nostra figlia, senza sottovalutare o dimenticare, però, quello che per lei ha rappresentato.

Tornati a Kemerovo ci siamo organizzati per poter far mangiare i bambini alla pensione dove pernottavamo, anche perché fuori faceva veramente freddo (-33° / -35° gradi !!): uscivamo a turno per fare la spesa. Nei giorni successivi abbiamo svolto le formalità burocratiche per i passaporti dei bambini, in attesa di partire per Mosca.

Angelica si è comportata bene: mangiava e dormiva; aveva improvvise crisi di pianto, che mi gettavano nel panico: mio marito mi tranquillizzava, spiegandomi che la nuova situazione rappresentava una novità anche per la bambina, sicuramente destabilizzata da situazioni non più abitudinarie.

Tutto ciò è normale: va considerato infatti che nel giro di poche ore si diventa “veramente” genitori e figli (nel nostro caso, di una bambina di 3 anni).

Dopo pochi giorni siamo partiti per Mosca, dove abbiamo soggiornato in un albergo convenzionato ed attrezzato per accogliere i neo-genitori ed i figli adottivi: ne abbiamo visti molti di vari enti e di varie parti d’italia.

Ero molto felice di avere Angelica, anche se c’erano dei momenti in cui ci metteva alla prova.....ci testano subito per capire se li vogliamo veramente!

Dopo alcuni giorni necessari per ottenere i documenti di espatrio siamo finalmente giunti in Italia.

Oggi, 26 gennaio 2012 inizia una nuova vita per mia figlia, per me e mio marito: ma questa è un’altra storia e se volete saperla telefonatemi.

Ringrazio Sergei, Vladimir ed Anna che ci hanno assistito in ogni momento con una disponibilità più che professionale; un grazie forte a Bruna, Daniela ed Elena ed un ringraziamento speciale ad Elisa e Luigi, splendidi compagni di viaggio.

Francesca

P.S.: “il miglior atto di fede della mia vita si chiama Angelica”.

A Erevan una Sala Operatoria Pediatrica Maxillo Facciale per donare salute e dignità a tanti bambini

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